Lo studio TECOS, oltre la dimostrazione della sicurezza cardiovascolare (CV), ha valutato altre caratteristiche di sicurezza di sitagliptin. In particolare, outcome secondari dello studio sono stati la variazione dell’HbA1c nel tempo, la modificazione della funzione renale e l’intervallo di tempo prima che si rendesse necessario il ricorso ad un antidiabetico aggiuntivo o alla terapia insulinica cronica.
La rilevanza del TECOS per la pratica clinica deriva dalle caratteristiche di studio pragmatico ovvero dal disegno che ha previsto l’utilizzo di sitagliptin ad integrazione della cura usuale del diabete (con gestione di diabete, ipertensione e dislipidemia lasciati alla responsabilità del medico che aveva in cura il paziente, raccolta dei dati come per i pazienti dell’ambulatorio tranne per i livelli di HbA1c e responsabilità dell’investigatore per gli aggiustamenti del dosaggio del farmaco in studio in cieco in base all’eGFR), raccolta semplificata dei dati e report di sicurezza semplificato.
Per quanto riguarda la variazione dell’HbA1c nel tempo, non sono state evidenziate rilevanti differenze tra i trattamenti, in quanto il disegno prevedeva il mantenimento di livelli di HbA1c uguali nei due bracci dello studio, in modo che gli effetti CV potessero essere attribuiti esclusivamente al trattamento attivo.
Peraltro, è stata rilevata una tendenza ad una riduzione dei livelli di emoglobina glicata nel gruppo sitagliptin, in particolare nelle fasi iniziali dello studio, prima degli aggiustamenti richiesti dal disegno per mantenere livelli simili nei due gruppi. Il declino della funzione renale simile in entrambi i bracci ha confermato la sicurezza di sitagliptin (Figura 1).
Il trattamento con i DPP-4i ha mostrato, invece, un modesto ma significativo vantaggio in termini di riduzione del rapporto albumina urinaria/creatinina, indicativo di un effetto protettivo sulla struttura renale (Figura 2).
Per quanto riguarda l’outcome relativo all’intervallo di tempo prima che si rendesse necessario il ricorso ad altri farmaci antidiabetici a causa della perdita del controllo glicemico, nel braccio sitagliptin è stato osservato un vantaggio già a cominciare dal primo anno, che è stato mantenuto negli anni successivi
(Tabella 1).
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Il vantaggio del trattamento con sitagliptin è stato osservato anche per quanto riguarda l’intervallo di tempo precedente l’inizio della terapia cronica con insulina (Tabella 2).
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La superiorità di sitagliptin in termini di durata del mantenimento del controllo glicemico è confermata dai risultati di uno studio recentemente pubblicato (Inzucchi SE et al. Diabetes Obes Metab 2015), in cui in un periodo di 6 anni ha iniziato il trattamento con insulina il 26.6% dei pazienti in duplice terapia con sitagliptin + metformina versus il 34.1% di quelli trattati con sulfonilurea + metformina. Questi dati di durability potrebbero indicare un’influenza sui meccanismi responsabili della progressione del diabete.
Per quanto riguarda altri aspetti della sicurezza, oltre quelli CV, non è stata evidenziata una differenza significativa rispetto al placebo nel rischio di ipoglicemia severa. L’incidenza di pancreatiti acute e neoplasie, in particolare pancreatiche, eventi avversi che avevano suscitato notevoli timori in passato, è risultata molto bassa in entrambi i bracci, dato che avvalora la sicurezza del farmaco. Un ulteriore supporto alla sicurezza è dato, inoltre, dall’assenza di differenza rispetto al placebo in tutti gli eventi avversi severi, la cui incidenza è stata peraltro bassa.
In conclusione, i risultati dello studio TECOS supportano la “tranquillità” di utilizzo dei DPP-4i, una classe di farmaci che possiede tutte le caratteristiche che determinano il successo di un farmaco ovvero efficacia, durability e sicurezza.
Per quanto riguarda un altro fattore importante, il costo, è abbattuto dalla disponibilità di un farmaco di semplice utilizzo, che non richiede titolazione e presenta un favorevole profilo di sicurezza.
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N. 5/2016 - MedTOPICS - Periodico Quindicinale
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