Le vaginiti infettive: una patologia con fastidiosi sintomi da diagnosticare prontamente

La vaginite è una delle infezioni più frequenti del sistema genitale femminile e i fastidiosi sintomi di tale condizione, in genere prurito, bruciore, perdite vaginali, dolore durante i rapporti sessuali (dispareunia), rappresentano la ragione principale per cui le donne si rivolgono al Medico (Figura 1). (1)

Figura 1. I disturbi causati dalla vaginite rappresentano la ragione principale per cui le donne si rivolgono al medico

 

La vaginosi batterica, la forma più comune, causa una sintomatologia modesta, con scarse perdite vaginali maleodoranti (odore tipo pesce, per produzione di amine da parte di batteri anaerobi isolati in molti casi) e può rimanere asintomatica in una percentuale di donne fino al 50%. La vaginosi batterica non si associa a infiammazione della mucosa vaginale e causa raramente prurito vulvare (Tabella 1). (1,2)

Nella candidiasi vulvo-vaginale, prurito e dolore vaginali, dispareunia, perdite vaginali sono comuni ma in realtà nessuno di tali sintomi è specifico. (1,3)

Nelle donne con vaginite da Trichomonas vaginalis, una malattia sessualmente trasmessa, il sintomo principale è rappresentato dalle perdite vaginali maleodoranti di colore giallo-verde, con irritazione vulvare. Talora sono presenti dispareunia, disuria e dolore addominale, ma fino al 50% dei casi possono essere asintomatici. (3)

Tabella 1. Sintomi e segni delle vaginiti infettive

 

La diagnosi, fondamentale ai fini della prevenzione delle possibili complicanze ginecologiche e ostetriche delle vaginiti infettive, si basa su anamnesi, esame obiettivo ed esami di laboratorio (pH del fluido vaginale, whiff test e microscopia).

Per la diagnosi eziologica su base clinica è necessario valutare presenza di sintomi specifici e loro durata, eventuali precedenti episodi, trattamenti e loro risultati, fattori di rischio.

L’esame microscopico diretto delle secrezioni vaginali consente di valutare la popolazione batterica e le cellule presenti. Nell’80-90% dei casi nelle secrezioni sono presenti le “clue cells”, cellule epiteliali vaginali a margini indistinti, di aspetto granulare in quanto oscurate da numerosissimi batteri attaccati alla superficie. È inoltre presente una flora batterica mista costituita da bastoncelli e coccobacilli Gram-negativi e Gram-variabili, mentre sono pressoché assenti i lattobacilli. (3)

Nella pratica clinica, la diagnosi di vaginosi batterica richiede la presenza di almeno 3dei 4 criteri di Amsel:
1. perdite vaginali omogenee non infiammatorie;
2. pH vaginale >5.4;
3. presenza di cluecells (batteri adesi ai bordi delle cellule epiteliali, in oltre il 20% delle cellule epiteliali);
4. whiff test positivo.

Caratteristiche indicative di tricomoniasi sono i protozoi osservati all’esame microscopico a fresco nel 50-75% dei casi, i leucociti più numerosi delle cellule epiteliali, il whiff test positivo e il pH vaginale è >4.5. Il Pap-test può evidenziare un caratteristico colpo d’unghia, che peraltro può simulare la presenza di leucociti. Test più specifici sono il test rapido per la determinazione rapida dell’antigene e la reazione polimerasica a catena di tampone vaginale.

Nella vaginite da Candida albicans, il pH vaginale è in genere normale, mentre l’esame microscopico a fresco evidenzia ife e pseudoife.

Un supporto alla diagnosi eziologica nei casi di recidiva e di resistenza alla terapia primitivamente instaurata è dato dalla coltura vaginale. (1)

 

Bibliografia

1.Hainer BL, Gibson MV. Vaginitis: Diagnosis and Treatment. Am Fam Physician 2011;83:807-15.

2.Andrews J. Vulvo vaginal disease: An Evidence-Based approach to medical management. Jcom 2009; 16 (1): 281-293

3.Tavassoli K., Mattana P. L’attualità del trattamento topico delle infezioni vaginali con l’associazione metronidazolo-clotrimazolo. MINERVA GINECOL 2013;65

 

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N. 8/2015 - MedTOPICS - Periodico Quindicinale
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