La vaginite da Trichomonas vaginalis, una malattia sessualmente trasmessa

La vaginite da Trichomonas vaginalis, al terzo posto per frequenza tra le forme di vaginite infettiva, a differenza della vaginite batterica e della candidosi vulvovaginale è una malattia sessualmente trasmessa (MST). Globalmente, la tricomoniasi è considerata la più comune MST non causata da virus, con 170 milioni di casi riportati ogni anno; negli Sati Uniti, questa forme di vaginite colpisce da 3 a 5 milioni di donne ogni anno, con una prevalenza del 3% nelle donne in età fertile. Il sintomo principale nelle donne con vaginite da Trichomonas vaginalis è rappresentato dalle perdite vaginali di colore giallo-verde, schiumose, maleodoranti, che causano irritazione vulvare. Talora sono presenti dispareunia, disuria e dolore addominale, mentre il prurito non è uno dei sintomi principali (Tabella 1). Possono essere presenti petecchie a livello della cervice ed eritema vaginale. Peraltro, si ritiene che il 50-75% dei casi sia asintomatico (1,2).

 

Sebbene l’elevata percentuale di casi asintomatici abbia indotto, in passato, a considerare la vaginite da Trichomonas vaginalis come un semplice fastidio, è oggi ben dimostrato che tale condizione favorisce la trasmissione del virus dell’immunodeficienza umana (HIV). L’infezione da Trichomonas, infatti, compromette la barriera epiteliale vaginale, determina modificazioni dell’immunità innata ed adattativa che predispongono all’infezione da HIV, aumenta i linfociti CD4+, cellule bersaglio dell’HIV, nelle secrezioni vaginali e modifica la composizione del microbiota vaginale aumentando il pH vaginale (1, 3).

Inoltre, l’infezione da Trichomonas vaginalis è un fattore di rischio di coinfezione con altre MST e potrebbe svolgere un ruolo nello sviluppo del carcinoma cervicale. L’infezione in gravidanza è associata allo sviluppo di complicanze ostetriche come la rottura prematura delle membrane, il parto pretermine e il basso peso alla nascita. In particolare, le gestanti con tricomoniasi presentano un aumento del 30% del rischio di parto pretermine e di parto di un neonato di basso peso (1).

Sintomi e segni della vaginite da Trichomonas vaginalis non sono specifici. Maggiore specificità è mostrata dall’esame microscopico sui preparati “a fresco” di secrezione vaginale, che consente di porre la diagnosi in presenza di organismi dotati di una caratteristica motilità attiva (Figura 1).

Altre caratteristiche indicative di tricomoniasi sono un numero di leucociti superiore a quello delle cellule epiteliali, il whiff test positivo e il pH vaginale superiore a 4 (5).

 

Figura 1. Trichomonas vaginalis in preparato “a fresco” (x400) (Tratta da Hainer, Am Fam Physician 2011)

 

Il Pap-test può evidenziare un caratteristico colpo d’unghia, che peraltro può simulare la presenza di leucociti. Test più specifici sono il test rapido per la determinazione dell’antigene e la reazione polimerasica a catena di tampone vaginale. Nei casi recidivanti e per l’esecuzione dei test di sensibilità trova indicazione l’esame colturale (4).


 

Bibliografia

1. Mashburn J. Etiology, Diagnosis, and Management of Vaginitis. J Midwifery Womens Health 2006;51:423–430.

2. Tavassoli K., Mattana P. L’attualità del trattamento topico delle infezioni vaginali con l’associazione metronidazolo-clotrimazolo. MINERVA GINECOL 2013;65.

3.Mirmonsef P et al. The Role of Bacterial Vaginosis and Trichomonas in HIV Transmission Across The Female Genital Tract. Curr HIV Res 2012; 10(3): 202–210.

4. Hainer BL, Gibson MV. Vaginitis: Diagnosis and Treatment. Am Fam Physician 2011;83:807-15.

 

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N. 4/2016 - MedTOPICS - Periodico Quindicinale
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