L’esofagite da reflusso:
diagnosi e trattamento

Foto coppia anzianiL’esofagite da reflusso è una risposta infiammatoria conseguente ad un reflusso esofageo, che può essere caratterizzata da vari tipi di lesione erosiva.

La recente classificazione di Los Angeles distingue invece quattro tipologie di esofagite da reflusso, in relazione all’estensione e alle caratteristiche della lesione esofagea (tabella 1).

L’evoluzione più temibile dell’esofagite da reflusso è il cosiddetto “esofago di Barrett”, che è considerato una lesione precancerosa (rischio di cancro esofageo aumentato di 20-40 volte rispetto alla popolazione normale).

Il riscontro di lesioni della mucosa esofagea, secondarie a reflusso gastroesofageo, avviene in percentuali del 5-23% delle valutazioni endoscopiche. Si calcola che la trasformazione in esofago di Barrett si verifichi in una percentuale oscillante tra il 3.5% e il 7% dei pazienti con MRGE.

Tabella 1. Classificazione di Los Angeles dell’esofagite da reflusso.
tabella1.

L’esofagite costituisce una complicanza della malattia da reflusso gastroesofageo (MRGE), i cui sintomi sono rappresentati da:
- Pirosi (soprattutto a livello del terzo inferiore dello sterno)
- Rigurgito - Dolore epigastrico
- Nausea, eruttazioni, meteorismo
- Disfagia, digestione lenta, senso di tensione epigastrica
- Manifestazioni gastroesofagee (tosse notturna o cronica, asma, dolori pseudoanginosi).

Generalmente il riscontro di esofagite rappresenta il risultato occasionale di un esame endoscopico effettuato in seguito alla comparsa o all’aggravarsi di sintomi di MRGE. Il riscontro di esofago di Barrett avviene in circa il 10% dei pazienti sottoposti ad endoscopia per sintomi da reflusso.
Nei pazienti con sintomi tipici da reflusso può essere effettuato un test di soppressione della secrezione acida mediante somministrazione di un inibitore di pompa protonica (PPI test); la scomparsa dei sintomi in seguito alla somministrazione del PPI è utile per la conferma diagnostica del reflusso. L’esame radiografico con bario delle prime vie digestive non è da considerare l’esame di prima scelta per la evidenziazione delle lesioni esofagee, perché risulta poco sensibile e specifico. L’esofagogastroduodenoscopia (EGDS) permette di evidenziare la presenza dell’esofagite e di definire il grado, così come di individuare la presenza di un’ernia iatale o di complicanze.Va ricordato tuttavia che più del 60% dei pazienti con pirosi esofagea moderata-severa non presenta alterazioni erosive all’endoscopia(si tratta della cosiddetta “non-erosive reflux disease”, NERD). La pHmetria esofagea consente di registrare il pH esofageo durante 24 ore mediante un catetere intraesofageo, per evidenziare il reflusso acido. Le norme igienico-dietetiche comprendono:

  • Alzare il letto di 10-15 cm dalla parte della testa
  • Evitare il clinostatismo dopo i pasti
  • Correggere il sovrappeso
  • Astensione dal fumo
  • Consumare pasti piccoli e frequenti
  • Evitare cibi e bevande che facilitano il reflusso
  • Evitare cibi e bevande che irritano la mucosa esofagea.

La terapia farmacologica è basata sull’utilizzo di inibitori di pompa protonica (PPI) , che risultano efficaci in più del 90% dei casi, e di farmaci protettori di mucosa; i farmaci pro- cinetici sono efficaci in una percentuale limitata di pazienti. Un ciclo terapeutico di PPI per 8-12 settimane generalmente è seguito dalla scomparsa dei sintomi e dalla guarigione delle lesioni endoscopiche, ma poiché la malattia è cronicamente evolutiva, la terapia con PPI deve essere prolungata a lungo termine, a volte per tutta la vita. La guarigione dell’esofagite con alcuni IPP è fortemente dipendente dal grado iniziale di severità sia a 4 che a 8 settimane. La terapia chirurgica trova indicazione nei pazienti giovani e in coloro che sono intolleranti ai PPI o in cui il reflusso è prevalentemente alcalino; l’intervento attualmente maggiormente eseguito per l’esofagite non complicata è la fundoplicatio secondo Nissen, mentre in caso di grave stenosi o di esofago di Barrett può rendersi necessaria la resezione esofagea.

Bibliografia
1) Okolicsanyi L, Peracchia A., Roncoroni L: Malattie dell’apparato gastrointestinale. McGraw Hill, 2008

2) Richter JE et al. Efficacy and safety of esomeprazole compared with omeprazole in GERD patients with erosive esophagitis: a randomized controlled trial. Am J Gastroenterol.2001;96(3):656-65

3) Tsai HH et al. Esomeprazole 20 mg on-demand is more acceptable to patients than continuous lansoprazole 15 mg in the long-term maintenance of endoscopy-negative gastro-oesophageal reflux patients: the COMMAND StudyAliment Pharmacol Ther (APT)2004;20:657-665

 
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